La montatura Australiana

19 01 2015

Ho trascurato un po’ il blog negli ultimi mesi ma posso dire, a mia discolpa, che l’attrezzatura, dopo averla realizzata, va anche utilizzata :-). Una delle ultime cose si cui mi sono messo a giocare è stata la realizzazione di un astroinseguitore impiegando una montatura Vixen SP piuttosto vissuta. Mettendo insieme un motore MT1 preso dal cassetto degli scheletri, un’improbabile pulsantiera Vixen (probabilmente degli anni ’80) e una testa a sfera della Manfrotto, recuperata da un’altra ristrutturazione, ho messo in piedi un astroinseguitore.

Purtroppo l’unica cosa che mancava era un cavalletto e pensare di spendere dei soldi (probabilmente risparmiando) per comprarne uno mi risultava intollerabile; con l’aiuto del mio babbo abbiamo buttato giù qualche schizzo per realizzare un treppiede che fosse allo stesso tempo leggero, solido e poco ingombrante. Prendendo spunto dalle montature della 10µm, ho voluto sperimentare un treppiede senza triangolo (quindi ad apertura fissa) con gambe a doppio tubolare in alluminio. Mio padre ha dovuto fare diversi esperimenti per trovare la corretta forma della testa del treppiede, infine abbiamo dapprima usato dei piedini da macchina utensile, poi ci siamo orientati verso dei solidissimi coni in acciaio (più adatti ad essere conficcati nel terreno).

La montatura Austrialiana

L’astroinseguitore Vixen SP autocostruito

Come sempre non può essere una mia autocostruzione se non ha un nome un po’ strano; questo astroinseguitore è stato battezzato Montatura Australiana perché ha seguito (e ha avuto di fatto il battesimo) il mio amico Aldo in un viaggio a Perth, in Australia. Grazie a questa attrezzatura, Aldo ha ripreso per 120″ con una focale di 18mm il complesso delle Nubi di Magellano e del polo sud celeste.

Le nubi di Magellano e il Sacco di Carbone

Le nubi di Magellano e il Sacco di Carbone

Sono contento che questa testa equatoriale sia tornata a servire operosi astrofili e spero che continui a dare soddisfazioni ai futuri proprietari (a cui la presterò).

Simone.





Illuminatore per oculare con reticolo

9 08 2014

Gli oculari con reticolo illuminato, una volta, erano nella dotazione standard di ogni astrofotografo del profondo cielo. Purtroppo l’illuminazione fissa del reticolo portava ad uno sgradevole effetto: dopo un po’ di tempo la stella di guida finiva per scomparire per un effetto percettivo dell’occhio.

Per questi motivi, i reticoli venivano spesso dotati di circuiti pulsanti che impedivano che l’occhio si abituasse al reticolo e perdesse di vista la stella.

Il reticolo fisso

Il reticolo fisso

Purtroppo questi circuiti, benché molto semplici, tendevano ad occupare molto spazio e si sceglieva quindi di illuminare l’oculare con un led a filo (come nei reticoli Meade).

Oggigiorno il reticolo illuminato è utile per affinare i puntamenti, per effettuare la correzione PEC e per il puntamento polare con metodo Bigourdan. Purtroppo un illuminatore viene a costare molto (soprattutto se confrontato con la complessità di ciò che deve fare). Con circa 12€ di componenti e una pila da 12V, ho realizzato un illuminatore casalingo.

Illuminatore collegato all'oculare

Illuminatore collegato all’oculare

Il circuito è banale, la batteria (con il portapila) è collegata al centrale dell’interruttore che poi va al potenziometro da 8.3KΩ e quindi al LED (al piedino lungo); il LED naturalmente va a massa.

L'interno dell'illuminatore

L’interno dell’illuminatore

Mio padre mi ha realizzato al tornio una specie di portaled che possa alloggiarsi nell’oculare, come l’illuminatore originale.

Schema del portaLED

Schema del portaLED

Grazie al pulsante a levetta, l’illuminatore può essere facilmente spento, mentre negli illuminatori moderni si corre il rischio di rompere il comando di regolazione (in genere un potenziometro con posizione isolata).

Il pulsante di accesione

Il pulsante di accensione

Grazie al potenziometro, si può regolare la luminosità del LED.

Potenziometro

Potenziometro

Un altro sabato pomeriggio di cinfrugnamenti.

Simone.





Vixen ED102S: fuocheggiatore motorizzato

31 07 2014

Anche il Vixen ED102S è passato per le forche ardeatine della motorizzazione del fuocheggiatore, però, questa volta, la meccanica non ha aiutato la realizzazione in quanto il Vixen ha un classico fuocheggiatore pignone/cremagliera privo di riduzione. Dopo alcuni esperimenti (fallimentari) con differenti stepper NEMA17, abbiamo deciso di riciclare un motore MT1 di una Vixen SP; per evitare slittamenti, abbiamo impiegato due ruote dentate con relativa cinghia per la trasmissione del movimento.

I componenti del fuocheggiatore

I componenti del fuocheggiatore

Temendo però danni, dovuti ad un eventuale forzatura della cremagliera, abbiamo dotato il pignone di una frizione in acciaio e bronzo, analoga a quella che si può trovare sulle montatura equatoriali derivate dalla VixenGP/SP: al posto di usare un cilindro con guida conica, abbiamo applicato un dado in ottone che va a stringere l’ingranaggio contro una battuta alesata.

Il blocchetto e il dado in bronzo

Il blocchetto e il dado in bronzo

L’MT1 è dotato di una piccola a coda di rondine, grazie alla quale è possibile regolarne la posizione per tendere alla bisogna la cinghia dentata.

La coda con il lardoncino

La coda con il lardoncino

L’ingranaggio sull’albero dell’MT1 è solidamente fissato da un dado in acciaio.

L'albero dell'MT1

L’albero dell’MT1

Ecco il risultato finale del sistema di messa a fuoco:

Il fuocheggiatore finalmente motorizzato

Il fuocheggiatore finalmente motorizzato

Grazie a questa motorizzazione riesco ad ottenere un FWHM di 1.5 con la SBIG ST-8XME (pixel da 9µm): ormai il sistema è ampiamente testato e posso dire, con tranquillità, che è perfettamente funzionante.

M31 - 12 pose da 300"

M31 – 12 pose da 300″

Come sempre devo ringraziare mio padre, Piero, che si è ingegnato nella realizzazione (e nella progettazione) di questo sistema di messa a fuoco.

Simone.





C8: fuocheggiatore motorizzato

29 05 2014

Ormai da più di un anno utilizzo su diversi tubi la motorizzazione del fuocheggiatore tramite l’OpenFocuser.
Nonostante alcuni difetti, questa motorizzazione con Arduino mi permette il controllo remotizzato della messa a fuoco e ha reso le mie osservazioni decisamente più comode e la messa a fuoco più precisa. L’ultimo tubo che è passato sotto i ferri è stato il C8, raccolgo qui le soluzioni impiegate dal mio babbo per accoppiare lo stepper Nema17 con la manopola di messa a fuoco.

I pezzi dell'OpenFocuser

I pezzi dell’OpenFocuser

Come per altre soluzioni (il Geoptik di Francesco o lo SkyWatcher di Aldo) ho scelto di usare un o-ring per la trasmissione: perché è facile da trovare, costa poco, è più semplice fare una puleggia di un ingranaggio e svolge anche la funzione di frizione.

La culatta del C8

La culatta del C8

La culatta del mio C8 è già stata vittima di diverse modifiche: la ventolina e due  esperimenti di blocco del primario. Per il sostegno del motore mio padre ha scelto di sostituire la piastrina originale che blocca il cuscinetto radiale (visibile alla base del canotto di ottone nella foto).

La piastrina del Nema

La piastrina del Nema

Il raccordo

Il raccordo

Il case del motore

Il case del motore

Grazie ad una serie di piastrine in alluminio, l’albero del NEMA17 viene posizionato parallelamente alla manopola di messa a fuoco.

Piastrina alternativa

Piastrina alternativa

La piastrina, con il mtore annesso, viene quindi rimontata intorno al cuscinetto utilizzando le brugole originali (con passo americano).

Nuova manopola in bronzo

Nuova manopola in bronzo

Mio padre ha poi tornito una nuova manopola, in bronzo, con una scanalatura che faccia da puleggia.

Puleggia ridotta

Puleggia ridotta

Usando una boccolina di diametro inferiore e una manopola più grande, il rapporto aumenta trasformando la puleggia in una riduzione.

Il C8 con il nuovo fuocheggiatore

Il C8 con il nuovo fuocheggiatore

In condizioni di seeing decente, si nota il movimento di messa a fuoco a partire da 5 passi del motore.

Simone.





Collimare il collimatore laser

21 04 2014

Qualche tempo fa ho prestato il mio collimatore laser della Meade ad un amico, purtroppo però durante l’utilizzo il collimatore si è danneggiato gravemente. Per chi non lo conoscesse, questo accessorio è molto utile per allineare le ottiche dei riflettori di tipo newtoniano. Dopo un po’ di peripezie, sono riuscito a bypassare il microswitch del circuito originale collegando una batteria esterna e facendo funzionare nuovamente il diodo emettitore.

Dopo aver riparato il laser restava il problema di riallineare il puntatore interno con l’asse meccanico del contenitore metallico. Per fare questa regolazione ho chiesto a mio padre di tornirmi un sostegno che permettesse la rotazione centrata del collimatore.

Il collimatore sul treppiede

Il collimatore sul treppiede

Il collimatore del collimatore è composto da un porta-oculari da ø31.8mm alloggiato entro un cuscinetto a sfere che ne garantisce la rotazione in asse, il tutto è contenuto dentro un anello di alluminio con un foro da ¼”.

Il laser nel collimatore

Il laser nel collimatore

Puntando il laser su una parete distante 4m e ruotando il collimatore, è possibile regolare i grani di regolazione in modo da ridurre al minimo il raggio di rotazione del puntino rosso.

Il cuscinetto a sfera

Il cuscinetto a sfera

Ho sentito la necessità di questa costruzione in quanto le superfici dei case dei collimatori non sono strettamente parallele con gli innesti da 1″¼, si rende quindi necessario avere un sistema di regolazione che si basi sull’innesto dell’oculare.

Come sempre ringrazio il mio babbo per l’ottimo lavoro e la realizzazione geniale :-).





2013 in review

31 12 2013

The WordPress.com stats helper monkeys prepared a 2013 annual report for this blog.

Here’s an excerpt:

The concert hall at the Sydney Opera House holds 2,700 people. This blog was viewed about 16,000 times in 2013. If it were a concert at Sydney Opera House, it would take about 6 sold-out performances for that many people to see it.

Click here to see the complete report.





Motorizzazione fuocheggiatore netwon

7 10 2013

Visto che tempo fa mi ero dedicato alla realizzazione degli anelli per il newton 200F4 di Francesco, ho deciso di concludere l’opera motorizzando il fuocheggiatore del telescopio con l’ormai collaudato OpenFocuser.
Grazie a delle fette di alluminio, il mio babbo ha fresato una staffa a L costituita da due pezzi fissati tramite brugole a testa svasata M4.

Barra di sostegno del fuocheggiatore motorizzato

Barra di sostegno del fuocheggiatore motorizzato

Come già per le precedenti motorizzazioni, abbiamo impiegato un o-ring calettato su pulegge di bronzo. Per ridurre i problemi di trasmissione e incrementare la precisione, la puleggia sul fuocheggiatore insiste sulla manopola di riduzione 1:10.

Puleggia fuocheggiatore motorizzato

Puleggia fuocheggiatore motorizzato

Il fissaggio della piastrina al tubo sfrutta 2 delle 4 viti necessarie ad ancorare la base del fuocheggiatore, con la sola accortezza di aver usato viti più lunghe.

Simone.





La montatura tibetana

5 08 2013

Qualche tempo fa ho coinvolto il mio babbo in un’autocostruzione più impegnativa del solito: una piccola montatura. L’obiettivo era di creare una meccanica semplice da utilizzarsi con strumenti portatili per le osservazioni mordi e fuggi.

Ho colto l’occasione per sperimentare alcune idee che avevo in testa da tempo: la prima è stata quella di utilizzare cuscinetti a sfera.

Cuscinetto reggispinta

Cuscinetto reggispinta

Inizialmente abbiamo tornito una base compatibile con i treppiedi Vixen SP/GP e HEQ5, poi abbiamo fissato un perno di acciaio calibrato alla cui base ha trovato posto un cuscinetto reggispinta in tre sezioni.

Cuscinetto superiore

Cuscinetto superiore

Un cilindro di alluminio, poggiato sul reggispinta, funge da asse di azimuth, fissato nella parte superiore da un bullone che lavora su un secondo cuscinetto, quest’ultimo radiale. A cose fatte avrei fatto meglio ad utilizzare cuscinetti conici ma ho recuperato il più possibile dalle scorte casalinghe.

Il rullo di preghiera

Il rullo di preghiera

L’azimuth di questa montatura è l’origine del nome, infatti, grazie ai cuscinetti, il movimento è molto fluido e una piccola forza è sufficiente a far ruotare il blocco, anche per molti giri. Mio padre, vedendo questo comportamento, commentò scherzando che se la montatura non fosse stata realizzata a dovere, avrei potuto riciclarla come rullo di preghiera, come nei monasteri tibetani :-D.

Asse di altezza

Asse di altezza

Quattro brugole fissano il blocco di altezza all’asse di azimuth: il cilindro è stato fresato in senso radiale per permettere l’ortogonalità dei due assi.

L'asse di rotazione

L’asse di rotazione

Anche l’altezza sfrutta due cuscinetti che reggono una barra in acciaio la quale termina da una parte con la flangia per la coda di rondine e dall’altra con una barra per i contrappesi.

La montatura completa

La montatura completa

Vista la fluidità degli assi, ho applicato due manopole che, però, non lavorando direttamente sugli assi interni, ma caricano delle pastiglie di ottone tramite due molle: in questo modo è possibile decidere la fluidità della montatura, fino al blocco definitivo.

Il treppedie da teodolite

Il treppedie da teodolite

Durante la costruzione ho avuto la fortuna di imbattermi in un treppiede da teodolite topografico, già dotato di flangia di tipo Vixen: l’altezza del supporto facilita l’utilizzo con strumenti a fuoco posteriore.
Avendo utilizzato cuscinetti piuttosto piccoli, non è possibile utilizzare questa montatura con tubi particolarmente pesanti (come la Berta), ma è più che sufficiente per tubi ridotti come il Vixen ED120SS o l’Orion 80 Express.

Simone.





Pinza Losmandy

20 07 2013

Quando iniziai a fare astronomia, gli accessori quali la barra Losmandy echeggiavano come costosissimi gadget o raffinatezze per palati prelibati e portafogli gonfi; non ho mai pensato veramente che una barra più grande di quella Vixen fosse davvero indispensabile.

Con l’impiego del CCD e, sopratutto, di focali piuttosto lunghe mi sono imbattuto in problemi legati alle esili barre a coda di rondine Vixen e quando un amico procurò le frese con la giusta angolazione, cominciammo a sostituire tutti i sostegni con le versioni Losmandy.

Pinza Losmandy

Pinza Losmandy

Cercando comunque di mantenere una compatibilità con il precedente formato, comprai una pinza ibrida Geoptik, sagomata in modo da ospitare entrambi i tipi di coda di rondine; purtroppo lo strumento che vuole fare tutto, non riesce a fare tutto bene. In questo particolare caso il problema è legato alla posizione del lardone, ossia quella parte mobile che pinza la barra; nella soluzione ibrida di Geopitk (e molti altri) tale elemento è libero di muoversi, vincolato solo dalle barre filettate delle manopole, inoltre i giochi volutamente piuttosto ampi permettono al lardone di disassarsi anche di qualche millimetro.

Un dettaglio del Lardone

Un dettaglio del Lardone

Sottoponendo il problema al giudizio del mio babbo, da bravo meccanico, mi ha suggerito una soluzione geniale nella sua semplicità: dei binari.

La fresatura a T

La fresatura a T

Grazie ad una fresa a T, il lardone viene imprigionato impedendone il disassamento verticale.

Il lardone imprigionato

Il lardone imprigionato

Ecco il risultato finale:

La pinza Losmandy completa

La pinza Losmandy completa

Sperando che l’articolo sia di ispirazione ad altri autocostruttori, cieli sereni.

Simone.





Anelli in ferro per Newton 200F4

3 05 2013

Torno con una autocostruzione fatta per un amico, Francesco, il quale ha acquistato recentemente un Newton Geoptik 200F4. Una volta arrivata la spedizione ci siamo accorti che il tubo era privo di anelli di fissaggio: dopo una ricerca online e un paio di telefonate (tra cui alla Geoptik stessa) è venuto fuori che tale telescopio impiega un tubo di ø250mm di diametro, misura totalmente fuori dagli standard cinesi che sfruttano anelli da ø235mm o ø285mm.
Purtroppo né i rivenditori ufficiali né la casa madre disponevano di una coppia di anelli per tale misura, cosa che già la dice lunga sulla serietà italiana nelle costruzioni astronomiche.

Come dico spesso, se vuoi una cosa che non esiste (più) te la devi inventare! Inizialmente abbiamo cercato qualche officina che potesse calandrare due anelli ma, oltre a diverse promesse mai mantenute, la risposta più frequente era legata all’elevato spessore di tali supporti (almeno 5mm).
Alla fine un amico ha fatto saltar fuori uno spezzone di tubo trafilato in ferro da ø240mm interni e 280 esterni, un residuato di lavori stradali risalente, con tutta probabilità, agli anni ’50.

Tubo da ø280 in ferro

Tubo da ø280mm in ferro

Purtroppo né il tornio di mio padre né quello di mio zio hanno mandrini così grandi da poter lavorare un pezzo simile, quindi mi sono armato di telefono finché non ho trovato un tornitore (suocero di un mio amico) che ha potuto tornire il grezzo per portarlo a misura.

Inizialmente avevamo pensato di realizzare degli anelli leggeri, spessi 3 o 4mm, ma la sgrossatura del pezzo ha portato via 3 giorni interi e abbiamo quindi deciso di fermarci a ø275mm esterni con un’altezza dei pezzi di 35mm. Nonostante la riduzione mediante tornio, i due anelli risultanti continuavano a pesare 2.2kg l’uno!
Ispirato dagli anelli di Officina Stellare, ho convinto mio padre a fare 4 fresature, parallele a due a due, e abbiamo in seguito alleggerito ogni anello con 16 fori ø16mm sulle parti curve.

Anelli per Newton Geoptik 200F4 con barra vixen

Anelli per Newton Geoptik 200F4 con barra vixen

Avendo spianato le circonferenze, le parti più sottili sono arrivate ad uno spesso di 4mm. Volendo comunque utilizzare delle cerniere e, volendo evitare la deformazione nella saldature, ogni cardine è stato fissato con 6 brugole a testa bombata M4.
Nell’ottica di rendere tali supporti il più universali possibile, nelle fresature superiori (e inferiori) sono stati praticati 3 fori M6, di cui uno centrale (per le barre Vixen) e due equidistanti (per le barre Losmandy) con intersasse di 48mm.

L'aletta a sinitra stringe il diametro dell'anello, mentre in alto si possono vedere i fori M6 per le barre di tipo Vixen o Losmandy

L’aletta a sinitra stringe il diametro dell’anello, mentre in alto si possono vedere i fori M6 per le barre di tipo Vixen o Losmandy

Per le chiusure, mio padre ha saldato 4 alette di ferro di cui due filettate M10 e con il tornio abbiamo realizzato delle manopoline, distanziate da un tubo di allumino, M6, in modo che non fossero troppo ingombranti. Ad unire il tutto abbiamo più aggiunto una barra di tipo Vixen di marca SkyWatcher lunga 33cm.

Per alleggerire il peso degli anelli, sono stati praticati dei fori di alleggerimento da 16mm.

Per alleggerire il peso degli anelli, sono stati praticati dei fori di alleggerimento da 16mm.

Lo scheletro risultante ha raggiunto un peso di 3.340gr, comunque tollerabili per la EQ6. Il mio amico Francesco ha fatto una prova di montaggio con successo.

Gli anelli montati intorno al Geoptik 200F4

Gli anelli montati intorno al Geoptik 200F4

Essendo in ferro sarà necessario verniciare il tutto e aggiungere una protezione in velluto autoadesivo all’interno per non rigare l’ottica.

Come direbbe Boris Lametta: “Pesante è buono, pesante è affidabile!” 😀

Simone.