Cassa di trasporto Vixen 102/1000

25 05 2010

Dopo l’acquisto del tubo ottico Vixen 102/1000 ho pensato come prima cosa di equipaggiarmi di una cassa di trasporto e protezione per il nuovo arrivato. Diciamo subito che non c’è nulla di eclatante in questa costruzione, voglio soffermarmi soprattutto sui materiali utilizzati ed i piccoli dettagli.
Come vedete dalle foto la cassa è esageratamente sovradimensionata: questo è stato un errore di valutazione, anche se alla fine non tutto il male viene per nuocere. Il grande spazio a disposizione mi permetterà di ospitare un buon numero di accessori utili,( eventualmente ricavando degli alloggiamenti dedicati sagomando della gommapiuma): luce rossa, sacca degli attrezzi, diagonale, atlanti stellari, ecc…

Visione d'insieme della cassa

Le dimensioni sono di 125*40*30 cm.
Il legno usato per il fondo e le quattro pareti laterali è il pero: l’alternativa sarebbe stata l’impiego di compensato con delle barre di rinforzo antisfondamento. Ho optato per questa soluzione per una serie di motivi che vi elencherò:

  • Costo: non vi è molta differenza, anzi, dal mio fornitore alla fine il pero costa leggermente meno
  • Dimensioni: le tavole sono spesse 18mm, ma considerando che il compensato da 5mm va spessorato con dei listelli (diciamo almeno da 10mm) alla fine le due soluzioni su questo fronte si equivalgono.
  • Resistenza: ovviamente tutto a favore delle tavole giuntate, in particolare per il fondo
  • Peso: il legno di pero è molto leggero, direi grosso modo equivalente al compensato
  • Fattore tempo: con le tavole il lavoro è molto più veloce, non si deve perdere (parecchio) tempo a rinforzare con i listelli (ci si mette la metà del tempo).

A dover di cronaca devo dire che il pero non è un signor legno, non si pensi a materiali come il faggio o il rovere. Ma è leggero, resistente il giusto ed ha tutte le qualità sopra elencate che lo rendono adatto per questo scopo.

Tornando a noi i quattro lati sono ulteriormente agganciati fra loro con listelli quadrati in abete di 1*1cm. Tutte le parti a contatto, oltre che avvitate con parker per legno sono spalmate in Vinavil (che consiglio per tutti gli accoppiamenti di questo genere).

Particolari interni

Il coperchio superiore, ( e qui direte: “Ma allora cosa sta a raccontarmi sto qui?” ), è in compensato rinforzato: per questa volta infatti ho provato a sperimentare una soluzione mista, ma se tornassi indietro lo realizzerei senza dubbio pure lui in pero. E’ incernierato alla cassa e provvisto di due chiusure a leva in metallo.
Gli ultimi particolari che possono essere utili:

  • Piedini in gomma sulla base inferiore, recuperati da un vecchio case di un pc.
  • Due ruote snodabili con filetto da 10mm applicate al fondo per trainare la cassa
  • Due maniglie laterali per il sollevamento ed una opposta al lato dove ci sono le ruote per il traino
  • Due fasce elastiche applicate tra coperchio e cassa per evitare che il coperchio si ribalti completamente indietro.
  • Una fascia elastica che cinge il tubo ottico alloggiato sui supporti per evitare sballottamenti.

La fascia elastica che trattiene il tubo ottico

Infine l’imbottitura: ho utilizzato dei pannelli di poliuretano (quelli per edilizia, adottati come isolante). Economici, facilmente lavorabili e leggerissimi. Con questi ho anche sagomato dei profili svasati sulla misura del telescopio.

A protezione dell’ottica e del focheggiatore ci sono ancora degli abbondanti spessori di comune gommapiuma. Per l’incollaggio dei pannelli va benissimo il Vinavil, non usate roba tipo Bostik che li fonde come burro.Per completare il lavoro ho applicato una mano di impregnante color rovere.
La spesa totale è stata di circa 40 euro, compresi tutti i materiali.
Alla prossima!

Francesco





Imbottitura della cassa per il Vixen 150F5

10 05 2010

Anni orsono, con l’aiuto del mio amico Francesco, realizzammo una cassa per portare in giro il telescopio della nostra associazione: un riflettore Vixen 150F5. La cassa, seppur molto solida, venne realizzata tramite un telaio di legno (listelli 20×30) ricoperto da pannelli di compensato da 5mm. Per evitare problemi di deformazione e sfondamento, aggiungemmo delle barre trasversali alle coperture, prendendo ispirazione dalle barre antintrusione delle automobili. Il lavoro venne così bene che spesso e volentieri vari astrofili, di stazza più o meno grossa, ci si sono spesso seduti durante le osservazioni, senza contare i numerosi bambini che hanno sfruttato la cassa come scaletta per arrivare al fuocheggiatore del Newton.

Un lavoro che mi sono sempre ripromesso di fare e, visto che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, non ho mai messo in pratica era di imbottire adeguatamente l’interno della cassa per proteggere il tubo del telescopio dagli urti. Recentemente ho cambiato lavoro e nella nuova azienda vedo spesso cestinare chili di gommapiuma, utilizzata dal fornitori per imballare vari componenti elettronici e informatici: così un giorno ho dato una bella lucidata alla mia nota faccia di bronzo e mi sono caricato il baule di imballi destinati alla discarica. Con l’aiuto del cutter di molta colla vinilica ecco il risultato di una domenica di lavoro:

La cassa del Vixen imbottita

La cassa del Vixen imbottita

Le imbottiture sono di due tipi, quella sagomata è di gommapiuma, mentre quella attaccata alle pareti laterali sembra composta di una fibra di gomma più rigida. Ho provveduto a livellare l’interno della cassa con quest’ultima, in modo da non avere spigoli di legno vivi: per finire ho ricoperto questo  fondo con la gommapiuma sagomata.

I due tipi di imbottitura

I due tipi di imbottitura

Visto che il fuocheggiatore sporge parecchio, ho deciso di ricoprire l’ultima sezione con un semplice foglio non sagomato. Inoltre, con il cutter ho sagomato un pezzo di fibra di gomma in modo che la cella anteriore del newton fosse tenuta ferma.

La zona fuocheggiatore

La zona fuocheggiatore

Ecco il risultato del lavoro con il tubo ben fissato dentro.

Il vixen nel suo nuovo lettino :-D

Il vixen nel suo nuovo lettino 😀

Il bello di questa autocostruzione è che andando a rompere le scatole (letteralmente) a chi vende o lavora con computer e server vari ho recuperato gratis tantissima gommapiuma: il cui smaltimento sarebbe a carico dell’azienda. Quindi, miei cari autocostruttori, prima di andare a spender soldi, armatevi del vostro miglior sorriso e andate a rompere l’anima in giro ;-).

Simone





Imbottitura anti urto “casuale”

7 05 2010

Dopo recenti pressioni subite negli ultimi giorni son stato finalmente convinto da Simone a rimpolpare il blog con qualche articoletto… iniziamo quindi dal semplice, anzi dal molto semplice! Trovandoci per le mani un bel quantitativo di materiale da imballaggio, sottratto al triste destino di scomparire in qualche misera discarica suburbana, decidiamo di sfruttarlo per uno degli scopi più nobili che la mente di un astrofilo possa concepire: farlo diventare materia prima in grado di placare l’alto livello di dilagante autocostruttite. La valigetta metallica del gruppo è priva di una imbottitura decente, cosa che nel tempo potrebbe rivelarsi utile dato che ospita gingilli delicati come la pulsantiera dell’HEQ5 ed un oculare con reticolo illuminato. E poi, anche se si presta attenzione, un urto per sua natura sta sempre in agguato: senza contare che una bella valigetta colorata potrebbe anche diventare un buon bersaglio di sfogo, magari dopo una serata osservativa in cui nulla è andato come doveva andare.. 🙂

La valigetta vuota

La valigetta vuota

Bando alle ciance, il materiale è quello classico a protezione di componenti informatici, sagomato a guscio d’uovo in superficie. Qualche colpo di bisturi per dimensionarlo alla base inferiore, qualche colpo per sfornare una sagoma giusta per la parte superiore e giù di Vinavil (no Bostik che corrode questi materiali). Una notte per la fase di asciugatura et voilà: al prezzo di qualche spennellata di collante possiamo ora dormire sonni tranquilli! 🙂

La valigetta con il suo contenuto

La valigetta con il suo contenuto ben protetto

Francesco