La berta – bilanciamenti

16 08 2011

Dopo un’osservazione, ancora con il Vixen 150F5, mi sono ripromesso di ottimizzare al meglio la preparazione degli strumenti in ambito fotografico. Anche se la Berta (il 150F8) non sarà il massimo come strumento fotografico, l’obiettivo iniziale era proprio di creare uno strumento da usarsi principalmente per le riprese deepsky.
Dopo aver terminato la prima fase di assemblaggio, visto che avevo scelto, poco felicemente, di imbracare il tubo d’acciaio in una gabbia di 3 anelli fissati a due barre parallele, mi sono trovato nella spiacevole situazione di non poter ruotare il fuocheggiatore verso il baricentro della montautra: questo implicava che la macchina fotografica sarebbe invariabilmente stata posizionata lateralmente all’asse ottico. All’inizio ho cercato di spostare il telescopio di guida, in modo che potesse contrastare lo sbilanciamento, ma questa soluzione risultava piuttosto complessa a realizzarsi.
Avendo già anodizzato tutti i pezzi, ci ho dormito su parecchio prima di lanciarmi in una sostanziale modifica: cambiare la barra inferiore del telescopio, ossia quella dotata di coda di rondine fissata alla testa della montatura.

Aggiungendo un quarto anello a valle del fuocheggiatore, ho lasciato immutata la barra superiore e ho lasciato un pezzo di tubo scoperto dall’esoscheletro creato dagli anelli.

La nuova barra inferiore

La nuova barra inferiore permette la rotazione del tubo

 Avendo lasciato sia l’anello anteriore che la barra superiore intoccati, il tubo mantiene la dovuta rigidità e permette di alloggiare il telescopio di guida in posizione diametralmente opposta al carico della reflex.

Il telescopio di guida

Il telescopio di guida controbilancia la reflex

Lavorando in asse con il tubo, i movimenti necessari al bilanciamento si riducono ad uno scorrimento lungo un singolo vettore. La presenza del cercatore 8×50, viene compensata dall’inerzia del tubo.

Il cercatore 8x50

Il cercatore 8x50

Inoltre, il cercatore si è rivelato un comodo aggancio di sicurezza per la tracolla della DSLR.

La reflex fissata al cryford

La reflex fissata al cryford

Durante le prove di bilanciamento, ho provveduto a montare tutti gli accessori che vado ad utilizzare normalmente durante una sessione fotografica, compresa la QHY5 di guida. Ho messo a fuoco su un lontano abete che si scorge all’orizzonte rispetto a casa mia, in modo da portare i fuocheggiatori alla posizione di lavoro.

Il telescopio di guida

Il telescopio di guida appollaiato sul newton

Facendo girare il newton in diverse posizioni, ho cercato di regolare al meglio tutti i bilanciamenti in modo da avere movimenti fluidi ed evitare squilibri.
Una volta terminate queste tarature ho segnato le code di rondine della guida e del newton in modo da avere un riferimento istantaneo sulle posizioni dei tubi in assetto fotografico, in funzione delle rispettive sedi della montatura e della testa micrometrica.

La Berta a -45° DEC

La Berta a -45° DEC

Per finire, alcune indicazioni:

  • Il tubo ottico, privo di guida, reflex e cercatore pesa 9.825gr
  • Dalla culatta all’obiettivo in plastica rossa ci sono 122cm per ø185mm di diamentro medio
  • Il primario è costato 30€ (per la verità c’erano anche il secondario e le celle, ma erano da buttare…)
  • Fare rialluminare il primario da Zen ed avere un nuovo secondario da ø30.5mm è costato 100€
  • Il cryford è un frankenstein tra un fuocheggiatore TS comprato usato tempo addietro e un meade recuperato recentemente 40€
  • L’anodizzazione di tutti i pezzi di alluminio (e altri che non c’entrano con questa autocostruzione) è costata 50€
  • I 4 anelli presi da TS sono costati 70€
  • La barra vixen da 35cm 12€
  • Il velluto adesivo (me ne è avanzato per fortuna) 18€
  • Viti da ¼ di pollice, bulloneria varia, manopole elesa in quantità, siamo sui 30€ di robaccia…
  • Lo stress armato di faccia da gatto di Shrek verso mio padre, mio zio e il mio amico Luciano… non hanno prezzo 😛
  • Mesi di lavoro, mal contati… 8.

Totale pecuniario di questa follia: 350€ (compravo un 200F4 nuovo…)

Simone.





La Berta – il sostegno del secondario

30 07 2011

Con l’intubazione del nuovo newton 150F8, ho voluto sperimentare un metodo alternativo alla colla per reggere lo specchio secondario. Nei newton in mio possesso in passato, lo specchio secondario era fissato al supporto tramite un paio di griffe di metallo oppure alcune gocce di colla.
Ho voluto, per questa intubazione, provare un soluzione tramite un tubo esterno in cui l’ottica viene spinta da uno stantuffo di alluminio con un angolo di 45°.

I componenti di questo secondario sono tre: il tubo di contenimento, lo stantuffo e lo specchio.

I componenti del secondario

I componenti del secondario

L’ottica viene adagiata sullo stantuffo:

Lo stantuffo del secondario

Lo stantuffo del secondario

Lo specchio viene quindi inserito all’interno del tubo di contenimento; questa camicia di alluminio è fresata in modo da seguire l’inclinazione dell’ottica (45°) lasciando un dente in cima, allo scopo di bloccare lo specchio secondario.

Lo specchio viene inserito nella camicia

Lo specchio viene inserito nella camicia di alluminio

Il secondario quasi al fondo

Il secondario in battuta

Lo specchio rimane quindi pizzicato tra il dente al fondo del tubo e le pareti del tubo spesso, posteriormente lo stantuffo impedisce all’ottica di muoversi.

Il secondario assemblato

Il secondario assemblato

Il fondo dello stantuffo viene poi fissato alla base di collimazione tramite una vite.

Il secondario sulla sua base

Il secondario sulla sua base

La collimazione viene assicurata tramite tre viti dotate di manopola Elesa.

Le manopole di collimazione

Le manopole di collimazione

Utilizzando un fuocheggiatore da 2″, la base di collimazione del secondario è necessariamente piuttosto ingombrante.

Il secondario completo
Il secondario completo

Simone.





La Berta – il newton 150F8 – 2° episodio

12 07 2011

I lavori al newton 150F8 proseguono. Dopo un problema dovuto alla distanza del fuocheggiatore, incredibilmente troppo vicinoallo specchio primario (è la prima volta che ho un problema di fuoco troppo estratto…), ho provveduto a spostare la base del cryford verso l’obiettivo del telescopio.

La base del fuocheggiatore

La base del fuocheggiatore prima della fresatura

Come anticipato nel post precedente, ho recuperato una seconda barra di alluminio da 10x40mm che ho utilizzato sia come porta-accessori, sia per alloggiare una comoda maniglia di trasporto del tubo, praticamente indispensabile vista il peso e l’ingombro di quest’ottica.

La barra porta-accessori

La barra porta-accessori

Visto che ho avuto la fortuna, qualche anno fa, di recuperare una testa micrometrica della Geoptik, ho praticato una serie di fori filettati lungo tutta la barra in alluminio allo scopo di poterla spostare alla bisogna.

La GK2 sulla barra portaoggetti

La GK2 sulla barra portaoggetti

Avendo realizzato questo strumento per poter far riprese fotografiche, la mia prima preoccupazione è stata quella di permettere alla mia reflex di andare a fuoco. Questa scelta ha penalizzato l’utilizzo dello strumento in visuale, infatti ho dovuto far realizzare al mio babbo un riduttore da 2″ a 1″¼ che permettesse l’utilizzo di comuni oculari.

Adattatore da 2" a 1"¼

Adattatore da 2" a 1"¼

Ed ecco il raccordo inserito nel fuocheggiatore.

Il fuocheggiatore con il riduttore

Il fuocheggiatore con il riduttore

Essendo il tubo in acciaio inox, la luce viene riflessa lungo il tubo come se fosse un grande specchio: per quanto possa apparire affascinante l’effetto, tale condizione è totalmente inadatta all’impiego astronomico. Come per tutte le altre autocostruttiti, ho abbondantemente foderato l’interno dell’ottica con il solito (ormai noioso :-P) velluto autoadesivo.

Il velluto all'interno del newton

Il velluto all'interno del newton

Sebbene ancora in fase embrionale e nonostante il tempo pessimo di questi giorni, sono riuscito a fare una foto di prova alla cima del noce che vive al fondo del mio giardino (circa 100m dalla posizione del telescopio), si tratta di uno scatto a 100ISO da 1/128″.

Uno scatto con la Berta

Uno scatto con la Berta

Resta ancora da applicare il trattamento di anodizzazione (rigorosamente nera) a tutte le superfici di alluminio. Nella prossima puntata analizzerò i singoli componenti e la soluzione che ho adottato per le celle degli specchi.

Simone.





La Berta – il newton 150F8 – gli inizi

28 06 2011

Tempo fa mi lasciai attirare da un annuncio nel mercatino dell’usato relativo ad uno specchio da ø150mm F8 accessoriato di cella, secondario, spiders, fuocheggiatore e altre amenità. Sebbene il venditore avesse commentato la vendita con un laconico forse le ottiche necessitano di essere rialluminate. Purtroppo, colpa l’entusiasmo per una nuova autocostruzione, non diedi sufficiente peso a tale raccomandazione e mi accaparrai il tutto. Dopo i consueti tempi necessari alla spedizione ecco cosa mi si presentò:

Primario Meade 150F8

Ecco il primario del Meade 150F8 appena arrivato

Senza dimenticare il piccolo secondario da 26mm:

Il secondario originale

Il secondario originale

Lo sconforto per la situazione fu grande: infatti oltre alle condizioni veramente terribili dei vetri (conservati in un ambiente umido che li fece arruginire) le culle si dimostrarono degli economici ferracci la cui verniciatura tendeva a sollevarsi in più punti mentre il fuocheggiatore (naturalmente di plastica) era la quinta essenza dell’economicità.

Dopo un lungo riflettere, e molti pareri contrari, pensai almeno di cercare di recuperare le ottiche: sbarazzatomi del secondario (scheggiato in più punti) spedii il primario a Romano Zen e, dopo poco, lo riottenni rialluminato ed in compagnia di un nuovo specchio deviatore da ø30.5mm di asse minore.

Secondario nuovo da ø30.5mm

Secondario nuovo da ø30.5mm

Primario rialluminato da Zen

Primario rialluminato da Zen

L’operazione non fu delle più economiche ma, contro ogni previsione, il costruttore veneziano si è rivelato il più economico (considerando sia la lavorazione che le spedizioni) tra tutti gli artigiani italiani che sono riuscito a contattare.

Naturalmente il lavoro vero doveva ancora iniziare e come sempre il mio babbo, il mio amico Luciano e mio zio (possessore di una fresa) non potevano esimersi (loro malgrado) dall’impeto costruttivo. Personalmente ho sfruttato l’occasione per mettere in pratica un proposito rimandato da molti anni: imparare un CAD. Mi sono orientato verso QCAD, un interessante progetto che ha la peculiarità di produrre un CAD 2D molto semplice per varie piattaforme, ma ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la gratuità della versione per Linux (mentre le versioni per Windows e Mac OS X sono rilasciate sotto un, pur modesto, compenso).
Grazie a questo software, e ai borbottii e le lamentele di mio padre, scontento di diverse imprecisioni dei miei disegni, ho cominciato a schematizzare i vari componenti da tornire e fresare. Uno dei pezzi più complessi è stata la basetta del fuocheggiatore: ho riutilizzato per questo progetto il fuocheggiatore cryford che acquistai a suo tempo per utilizzarlo con l’astrografo Tessar. A seguito del fallimento di quella costruzione, ho eliminato la basetta per rifrattori in favore una versione sagomata per il newton, ecco lo schema.

Schema CAD della base del fuocheggiatrore

Schema CAD della base del fuocheggiatrore

Dopo diverse sessioni di progettazione e lavoro, sono riuscito a racimolare tutti i componenti necessari per una prima prova, volta a verificare la bontà dei calcoli progettuali, mi sono infatti avvalso dell’aiuto di NEWT25, un comodo simulatore di ray-trace per la progettazione di riflettori newtoniani.

Simulazione del telescopio

Simulazione del telescopio con NEWT25

Sebbene abbia sempre nutrito forti dubbi nei confronti delle molle, ne ho utilizzate tre per contrastare la trazione di tre pomelli di collimazione.

Ho comunque approntato tre fori filettati che andranno a ospitare tre pomelli antagonisti: lo scopo sarà quindi di fissare la posizione una volta trovata l’opportuna posizione dello specchio. Dalle prime prove la regolazione, tramite laser, è risultata estremamente comoda. I fori di alleggerimento della culatta e della cella aiutano anche l’assestamento termico dell’ottica.

La culatta del primario

La culatta del primario

Il posizionamento del secondario è risultato decisamente più problematico: infatti per poter avere sia 4 spider che le tre viti di collimazione ho dovuto far collidere alcuni fori tra loro. La soluzione non mi ha entusiasmato, ma sembra comunque funzionante; per gli spider ho utilizzato un tondino in acciaio inossidabile da ø4mm, forse un po’ grosso, ma appena sufficiente per essere lavorato con il tornio manuale a nostra disposizione.

Il sostegno del secondario e i 4 spider

Il sostegno del secondario e i 4 spider

 Le tre scomode viti a croce saranno presto sostituite dai miei amatissimi pomelli Elesa :-).
L’interno del tubo, privo dell’annerimento, riflette anche il minino bagliore, ma era necessaria una prova per verificare la bontà del progetto, ecco come appare lo specchio primario al fondo del lungo tubo.

L'interno del tubo

L'interno del tubo

Sebbene sia molto robusto, il tubo in acciaio spesso 1mm che ho utilizzato tende a deformarsi, ho quindi deciso di rinforzare il tutto dall’esterno tramite una robusta barra in alluminio da 10x40mm.

Il fuocheggiatore e la barra

Il fuocheggiatore e la barra

Tale supporto, che presto verrà affiancato da una staffa gemella fissata alla sommità degli anelli, è ancorato alla montatura tramite una coda di rondine di tipo Vixen da 33cm della SkyWatcher.

Il risultato è decisamente imponente (più di quanto mi aspettassi), puntando il tubo verso il polo celeste, una delle posizioni più estreme, la sommità dell’obiettivo sfiora 1.90m; come si può vedere dalla foto seguente, è decisamente più alto di mia madre (175cm).

La mia mamma e la Berta

La mia mamma e la Berta

Anche il peso è notevole: un singolo contrappeso da 5KG a fondo barra non controbilancia a sufficienza la mole della Berta, la quale, purtroppo, è destinata ad aumentare a seguito delle future modifiche.
Prima di concludere una piccola nota, devo ringraziare, oltreché tutti i santi costruttori senza i quali non avrei concluso nulla, anche il mio amico Aldo che, scherzando, ha trovato il nome al newton, paragonandolo alla Grande Berta, tristemente famoso pezzo di artiglieria della seconda guerra mondiale.

Al prossimo step. 😉

Simone.